Non posso fare a meno di notare che nella cultura cinese esiste un legame tra il tè e il mondo acquatico. Ciò è evidente nelle decorazioni di alcune tazze, teiere e vassoi che spesso vengono decorate con ninfee, fiori di loto, pesci rossi, carpe, ranocchi, libellule e tutto ciò che caratterizza i “deliziosi stagnetti” che ritroviamo nei bellisssimi giardini cinesi e spesso anche nelle abitazioni private. L’analogia tra uno stagno con fiori galleggianti e una tazza di oolong ai fiori di crisantemo, per esempio, salta all’occhio come piacevolmente raffinata. In effetti il legame con il mondo acquatico emerge soprattutto nel contesto del rituale del Gongfu-cha, in cui si utilizza un particolare vassoio denominato in modo poetico “barca del tè”, che serve a raccogliere l’acqua calda usata per preparare i tè verde-blu (oolong), anche se recentemente si è diffusa la pratica di preparare in questo modo tè neri come il pu-er e tè verdi e bianchi alle fragranze di fiori. A rimarcare ancora il legame con il mondo acquatico, vengono posti su questo vassoio delle statuette in terracotta cinese (yixing), che raffigurano foglie e fiori di loto, rane, rospi e carpe. Significativamente tutto questo rimanda alla celebrazione della natura poichè il tè è una bevanda che ha origine da una pianta che a sua volta è il frutto della terra. Esattamente come per l’arte del tè, l’arte del giardino acquatico è nella cultura cinese un elemento di grande importanza artistica e filosofica, ed entrambe si ispirano al principio estetico buddista del godimento della bellezza grazie al quale si può arrivare alla conoscenza.